LO SGUARDO INCLUSIVO

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Per un’ecologia dell’apprendimento della danza

L’insegnamento della danza in Europa sta conoscendo nell’ultimo decennio un’epoca di grande trasformazione, conformemente ai contesti politici, sociali e geografici in cui è immerso e alla sempre più rilevante tecnologizzazione della vita quotidiana.

La danza del presente è una disciplina formativa complessa che partendo dalla corporeità incontra molteplici ambiti educativi, sociali e psicologici. Il mondo contemporaneo ha gradualmente integrato le pratiche coreutiche come strumenti fondamentali per favorire la vita di comunità dimostrando che la danza costituisce una componente essenziale nella storia dell’essere umano. Partendo quindi dalla prospettiva di una disciplina che si differenzia dalla semplice trasmissione fisico-motoria di movimenti e dinamiche, la pedagogia in danza si riferisce ad un tessuto ricco di elementi formativi che ruotano intorno ad un continuum armonico di corpo, mente, segni, emozioni, significati. La danza del presente deve essere intercomunicante con l’individuo e la società e deve confrontarsi con il piano di realtà in un panorama espressivo e divulgativo che non conosce distanze.

Fino a vent’anni fa l’approccio didattico più diffuso in Europa aveva come obiettivo principale l’apprendimento della tecnica al fine di assicurare la perfetta corrispondenza a modelli performativi ed estetici precostituiti. Ad oggi assistiamo a livello mondiale ad una progressiva apertura delle metodologie di trasmissione – della danza e non solo – a favore di un approccio olistico e includente in continuo dialogo e commistione con altri linguaggi e saperi.

Questa tendenza va di pari passo con l’espansione dei metodi di apprendimento e con la digitalizzazione delle proposte culturali, lì dove la danza è sempre più registrata, riprodotta e archiviata. Ne consegue che questi processi di apertura hanno portato ad una maggiore autocoscienza in ogni allievo e hanno fatto emergere la fluidità nel rapporto tra insegnamento e apprendimento.

Negli ultimi anni stanno infatti proliferando forme trasversali di condivisione di sapere: approcci somatici, danza terapia, sharing practices, embodied learning, ecc. che, pur non ambendo a sostituirsi a processi formativi sistemici, accompagnano una costruzione positiva dello sguardo su di sé e sugli altri.

Quello che impariamo da questi contesti è l’importanza di incontrare l’umano e di adattarsi alle cicliche trasformazioni naturali e culturali. Nell’ottica in cui la pratica di trasmissione di ogni forma di sapere tenda alla formazione personale e professionale, l’insegnante di oggi deve, più del passato, mettere in condizione gli allievi di incontrare, indagare e conoscere le proprie modalità cinetiche specifiche e sviluppare una pensée motrice che tenda a favorire un rapporto sano, funzionale e autonomo con il medium corpo.

La danza è direttamente legata all’affermazione dell’identità dell’essere umano e allo stesso tempo favorisce forme di cooperazione e condivisione. In questo senso sembra necessario riflettere sul modo in cui la danza si colloca all’interno della società e in che modo lo sviluppo di specifiche competenze possa intrecciarsi agli interessi della collettività.

Si potrebbe partire dalla domanda posta dalla ricercatrice Rebecca Enghauser: “Con così tanto degrado ambientale, isolamento umano e tecnologia per il contenimento del corpo nella nostra vita, perché non riconoscere e utilizzare la danza come parte del lato positivo, curativo e incarnante dell’equazione del mondo?”

Crediti

Articolo di Sara Lupoli

Immagini di Alessandra Basile – 2020

PianoBe

PianoBe Artistic Research è un’associazione culturale nata nel 2014 a Marsiglia su iniziativa della performer e coreografa napoletana Sara Lupoli. Il progetto nasce dall’esigenza di creare un ponte di collaborazione artistica e formativa, in particolare tra Italia, Francia e Belgio al fine di promuovere e diffondere l’incontro di artisti e lo scambio di pratiche, ricerche artistiche e approcci formativi.

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